Studium Faesolanum

Abstracts

Baldi, Davide: Par'Arnon te Thalasse: La Toscana Navigatrice

La relazione tra la Toscana e il mare si estende per un lungo arco cronologico di oltre due millenni e si può sinteticamente esprimere così:

-  epoca antica-tardoantica: dal mare lungo l'Arno – proprio dal mare infatti giungevano le merci fin all’interno della regione;

-  Umanesimo-Rinascimento: lungo l'Arno verso il mare – la presenza storica dell’Arno navigabile è stata ovviamente un elemento basilare per il fiorire di figure di navigatori in una città che apparentemente è tutto fuorchè marinara;

-  secc. XVII-XVIII: rapporto biunivoco (fiume - mare; mare - fiume); questa è l’epoca della scienza nuova che rielabora il passato e lo integra con la sperimentazione per creare un concetto nuovo appunto che contempla una biunivocità di legame.

Il fine principale è focalizzare, in un contesto scientifico, quali siano le nostre cognizioni, a livello diacronico, riguardo alla nostra terra in relazione col mare e con l'oceano.

 

Baldini, Italo: Nel Chianti dei navigatori: il territorio del Comune di Greve al tempo di Vespucci e Verrazzano

I rapporti delle famiglie dei navigatori Vespucci e Verrazzano con il territorio grevigiano. Il primo dei Verrazzano e l'ultimo dei Vespucci. Gli insediamenti civili e religiosi nel comune di Greve in Chianti, tra il XV e XVI secolo. Le badie di Passignano e di Monte Scalari. I castelli di Montefioralle, Panzano, e gli altri minori. Nascita e sviluppo del mercatale di Greve. Gli avvenimenti storici chiantigiani: le due invasioni aragonesi e quella di Carlo V. Le piccole industrie: mulini e fornaci. Le strutture agricole, loro evoluzione e sviluppo. La proprietà fondiaria. Le coltivazioni ed i prodotti agricoli. I boschi.

 

Carpani, Piero: La navigazione al tempo delle esplorazioni di Amerigo Vespucci. Il mezzo e il metodo

Le innovazioni introdotte dalla scuola di Enrico il Navigatore  per navigare sull’Oceano, sono alla base dei viaggi dei  secoli XV e XVI;  permisero prima di costeggiare l’Africa, poi di fare il balzo attraverso l’Atlantico e infine di spingersi su tutti gli oceani. Chi non è pratico di navigazione alla vela tende a trascurare questa parte dei viaggi limitandosi a registrarne lo svolgimento come se fosse un freddo dato accessorio e non la parte preponderante della vita di  quei naviganti: l’impresa era navigare per andare, navigare per esplorare, navigare per ritornare. Conoscere la caravella (il mezzo) e la condotta della navigazione (il metodo) permette di condividere e di partecipare ai viaggi di scoperta ed esplorazione come storie di vita vissuta.

 

Guidelli, Giovanni: La Quarta Parte - Il marinaio di Amerigo (Cortometraggio-Monologo)

1492: data che ha cambiato la Storia.

Celebrata dai nativi come giorno infausto.

Celebrata dalla vecchia Europa come giorno di rinascita.

Data di un incontro di razze e di culture che ha visto scrivere la Storia dai vincitori.

Data che si lascia alle spalle il cosiddetto medioevo.

Ma se è vero che la scoperta del Mondo Nuovo reca con sé i germi di un rinascimento ricco di umanesimo… ciò è avvenuto gradualmente.

Siamo in un luogo non luogo a metà del 1503.

La data non è casuale.

510 anni fa.

L’ultimo viaggio di Amerigo Vespucci.

Un viaggio avvolto dalle nebbie del tempo, dalla lente distorta delle versioni giunte sino a noi.

Un lasso spazio-tempo che permette di muoversi più liberamente e aggiungere o sottrarre a piacimento senza falsificare la storia tramandata.

Verosimile e onirico ad un tempo.

Vediamo un naufrago.

Almeno questo sembra.

Attraverso il pensiero di questo anonimo marinaio ecco che si dà voce ai dubbi e alle certezze, allo stupore e alla meraviglia, alle credenze e alle leggende, verità e sogno, realtà e utopia insieme di un mondo in trasformazione.

Pensieri di un semplice marinaio che di fronte all’incredibile scenario che si apre, ancora non ha la percezione esatta di cosa sia giusto e cosa sbagliato, di cosa si debba ricercare e cosa rifuggire.

Il marinaio parla di cose vere, di altre spedizioni, di un contesto a lui ben familiare.

Un dubbio finale lo attanaglia, il dubbio che è la via per la conoscenze.

 

Marraghini, Sandra: I cieli stellati e la loro raffigurazione

La mappa celeste dipinta sulla cupola emisferica della scarsella è la prima volta stellata con caratteristiche astronomiche della storia dell’occidente: fu realizzata nel 1444.

Dagli astronomi di Arcetri, chiamati in occasione del restauro nel 1985, fu individuata che la mappa rappresenta la data del 4 luglio 1442 alle ore 10.30 di mattina. Non si conosce il motivo di tale celebrazione non essendosi verificato in quel giorno a Firenze alcun accadimento degno di nota. L’opera è stata collegata con l’arrivo in città nell’estate del 1442 di Renato d’Angiò (1409-1480), re di Napoli (1435-1442 che aveva dovuto cedere ad Alfonso V d’Aragona e abbandonare i primi di giugno 1442) e re titolare di Gerusalemme (dal 1438), e con un probabile patto di alleanza per una nuova crociata stipulato in occasione del concilio del 1439.

Tra gli elementi di riferimento astronomici troviamo il sole, la luna, le costellazioni, i pianeti, l’eclittica, le linee tropicali e il meridiano del luogo di osservazione.

La tecnica pittorica utilizzata per la stesura del blu sul fondo della cupola è un procedimento a secco ottenuto con l’azzurrite, le raffigurazioni sono in bianco di piombo e gli astri come il sole e i pianeti sono applicati in foglia d’oro.

L’opera non è ancora attribuita, fino ad oggi quale autore si è proposto con molta incertezza il fiorentino Giuliano d’Arrigo detto Pesello (1367-1446), miniaturista di animali. Questo nuovo studio conduce al riconoscimento di più mani e operatori, in un lavoro che quasi certamente fu portato avanti da un’equipe di artisti e scienziati, tra cui l’architetto Filippo Brunelleschi, il cosmografo fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, come si è sempre ritenuto e ad una nuova proposta di attribuzione al pittore matematico Piero della Francesca (1416/20-1492). L’eccezionale valore scientifico e geometrico del dipinto e il collegamento con altre opere di Piero della Francesca con analoghi contenuti astronomici e geografici come il “Cielo di Costantino”, nel ciclo della Leggenda della Vera Croce di Arezzo, la Madonna del Parto di Monterchi e la Flagellazione di Urbino testimoniano le competenze astronomiche di Piero della Francesca e rendono attendibile l’ipotesi di attribuzione.

Un riferimento al cielo di San Lorenzo è riscontrabile anche nel Corteo dei Magi che Benozzo Gozzoli (c.1421-1497) affrescò per Piero il Gottoso dei Medici (1416-1469) nella cappella di Palazzo Medici (ora Medici Riccardi), pittura eseguita dal 1459 al 1462, lo stesso periodo delle opere pierfrancescane.

Le raffigurazioni delle costellazioni sono tratte dalla tradizione classica ed ellenistica, ed è la prima volta nella storia del Rinascimento che vengono riproposte in cielo per segnare gli antichi miti.

Sulla corona circolare in pietra serena all’imposta della cupola è scolpito un grande tessuto, evocativo della fortuna economica e politica della famiglia Medici, trattenuto da 36 corde dorate, 36 come i meridiani di orientamento longitudinale di una mappa, come di un grande manto celeste.

Dai nuovi calcoli riproposti nel 2012 è stato individuato il luogo di osservazione terrestre, una località molto lontana da Firenze che risulta ad una longitudine di circa 120° Est: siamo nella Cina orientale a circa 300 chilometri est da Pechino, in prossimità della costa che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Una località precisa riferibile a questa visione celeste è Shanhaiguan, dove si trova ancora oggi l’antica porta di accesso all’impero cinese, denominata la “Testa del Dragone” e dove termina a est la grande muraglia gettandosi in mare.

I contatti tra Firenze e l’impero cinese nel 1444 erano già attivi da tempo e un’importante delegazione di quel paese fu presente in città in occasione del Concilio del 1439.

I simboli contenuti nel dipinto esortano ad un ragionamento sui moti celesti, sul cambiamento di data e inducono a insospettabili luoghi terrestri, testimoniando una conoscenza dell’astronomia, della geoproiezione e della geografia molto evoluta.

 

Marrani, Mauro: Strumenti e carte: cosa serve per navigare

Nel Medioevo, millennio fondamentale nella costruzione dell'Europa moderna, le popolazioni del vecchio continente non si sono limitate a raccogliere passivamente le eredità delle epoche precedenti, anzi ne hanno recepito consapevolmente una parte rilevante per nutrire la futura “rinascita”: il Medioevo, quindi, quale trasmettitore dell'antichità.

Ed è dall'antichità che provenivano epocali scoperte, prima fra tutte, nel nostro campo, l'individuazione scientifica della forma orbis sferica da parte di Eratostene di Cirene (240 a.C.), recuperata, stando alle fonti finora in  nostro possesso, solo in età rinascimentale.

Una delle principali eredità del passato concerne l'orizzonte geografico. L'Europa, estremità dell'enorme continente euro-asiatico, è caratterizzata da una grande disparità di terreni e di altimetrie ed è proprio nella sua variegata articolazione che si radica una delle sue peculiarità: la diversità, seppur in presenza di alcuni elementi unificanti, come le ampie pianure, le foreste, il mare e lo sconfinato sviluppo costiero.

Nonostante il timore del mare, nel Medioevo si riuscì in qualche modo a dominarlo, grazie ad importanti innovazioni tecnologiche riguardanti le imbarcazioni (caravella, caracca, ecc.) e le strumentazioni di bordo (la bussola, di provenienza cinese, l’astrolabio, il quadrante, ecc.) e, giunti poi all'età delle grandi scoperte geografiche, le ampliate conoscenze astronomiche e nautiche, frutto di due millenni di storia, furono impiegate in maniera sempre più diffusa e incalzante.

Ma, nella fase evolutiva accelerata che visse il Quattrocento, furono soprattutto le carte geografiche, anche quelle nautiche, che assistettero ad una rapida evoluzione in senso moderno. Si aprirono gli orizzonti e si innescò un processo di ampliamento degli spazi che in pochi secoli condusse alla conoscenza di tutto l’orbe terracqueo. E proprio i mappamondi rinascimentali costituiscono lo spartiacque tra la concezione antica del mondo e quella moderna, con il passaggio dalla visione tripartita delle terre emerse a quella vespucciana dello svelamento dell’emisfero occidentale.

La cartografia del periodo, però, non annovera solo mappamondi terrestri su supporti mobili, ma anche mappamondi celesti nei luoghi più impensabili, con immortalati inconfutabili punti di osservazione.

 

ultimo update: 27.03.2014
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